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Diario di Bordo

seminario con Liv Ferracchiati
3-7 dicembre 2024
incontro con Carmelo Rifici
5 dicembre









LIV FERRACCHIATI
La seconda tappa del percorso della Piccola Università Teatrale ci ha portati a lavorare con Liv Ferracchiati, autore, regista e performer, che ha condotto un’esplorazione drammaturgica dell’Edipo Re di Sofocle. Liv ci ha accompagnati in un viaggio profondo e personale nel testo, guidandoci alla scoperta dei suoi significati e temi essenziali. Ogni partecipante ha scelto un personaggio, fulcro della propria ricerca e riscrittura. L’analisi si è sviluppata come un dialogo quotidiano tra lavoro individuale e collettivo, alternando momenti di scrittura libera, creazione di immagini e musica. Questa immersione ci ha permesso di affinare la nostra visione e di mettere a fuoco idee e prospettive, ancorandole a una ricerca autentica e
personale.
I classici greci, come Liv ci ha ricordato, sono il fondamento del teatro occidentale, specchi atemporali dell’esperienza umana. Attraversano trasversalmente il tempo con la loro universalità, offrendo una combinazione di profondità intellettuale ed estetica letteraria. I personaggi della tragedia greca vivono di contraddizioni, mossi da virtù, passioni e debolezze che li rendono umanissimi. Questo teatro riflette un senso di caos primigenio, un groviglio di istinti e fragilità che, senza un ordine, rischiano di diventare distruttivi. In esso risuona il dilemma dell’essere umano, costretto tra la necessità (ananke), il destino (moira) e la propria libertà di scelta (proairesis). La riflessione si concentra sul come, anche vincolato dal destino, l’uomo possa scegliere la qualità e il modo delle proprie azioni, dando loro un
significato personale.
Liv, con la sua capacità di attraversare linguaggi e discipline, avvicina la scrittura all’attore.
Parte dall’idea che l’attore, per sua natura, “sente” la scena, dandole un ritmo già nella fase di scrittura. La padronanza della materia – il testo e i suoi intrecci con la sensibilità dell’autore – diventa il punto di partenza per un processo di riscrittura consapevole. È un viaggio che passa dal navigare in acque tranquille all’affrontare burrasche, un processo di ricerca in cui il caos iniziale si trasforma in una visione organica e precisa. La scrittura si riempie di immagini, di musica, di corpi e luci, diventando un tutt’uno con lo spazio scenico, che sia astratto o concreto. Questo lavoro artigianale rende unico il percorso dell’attore-autore, permettendogli di dialogare con tutti i linguaggi del teatro – testo, luci, scene, suoni – in un’armonia organica.



 

 

 

 

 

 

L’esperienza è stata arricchita dall’incontro con Carmelo Rifici, dopo la visione dello
spettacolo Sogno di una notte di mezza estate (commento continuo) al Piccolo Teatro di Milano. Rifici ci ha offerto uno sguardo sul suo percorso, profondamente radicato nella letteratura, nella psicologia e nella filosofia. La violenza, tema cardine di molte delle sue opere, emerge come un filo rosso che collega il suo lavoro. Rifici ha condiviso con noi la sua idea di una linea sinuosa e organica di ricerca, in cui l’arte si intreccia con la vita. Il suo messaggio è chiaro: restando in ascolto di sé stessi e del mondo, si possono costruire percorsi creativi autentici, che evolvono con naturalezza e coerenza.


Di Margot Ocane
 

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